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Cronologia 13° Raduno – Porto Torres                                      Roma 05/10/2012

Appunti di viaggio scritti sul tamburo

 

 

Il lungo raduno sardo è ormai finito ed è passato alla storia del nostro gruppo.

Credo che bisognerà coniare nuove parole, parole importanti, come solidarietà, amicizia, conoscenza, fratellanza, per descrivere quanto il gruppo sia legato da una concordia di intenti.

Il cuore pulsante di questo 13° incontro sono stati Umberto e Luisa, grazie a loro che ci hanno accolto nella loro splendida terra con entusiasmo, generosità, nobiltà di animo e amicizia e noi abbiamo risposto con ammirazione e meraviglia.

Per chi non lo sapesse è stato anche un itinerario del gusto, durante il quale abbiamo assaggiato le specialità tipiche dell'isola, frutto della sapienza di pescatori, pastori e contadini. E allora via libera a scorpacciate di pesce, di carni arrostite di porceddu e di pecora e all'immancabile e celeberrimo pecorino, senza dimenticare che la terra è anche madre di ottimi vini.

Queste poche righe serviranno a risvegliare la memoria, che è fatta di profumi, di gesti, di colori, di atmosfere, di parole dimenticate, è una linfa che scorre dentro di noi e si riaffaccia all’improvviso riportandoci a scorazzare nel tempo per tenere in vita la nostra età.

Siamo arrivati martedì 25 settembre ed abbiamo preso alloggio in un caratteristico albergo alla periferia di Porto Torres molto carino ed accogliente.

La prima escursione: all’ Asinara, effettuata da pochi partecipanti il 26 settembre;

un’isola disabitata, magicamente emersa dal mare, situata proprio di fronte a Stintino, incastonata dal duro granito e dalle soffici spiagge, circondata da un limpido mare e da fondali incredibilmente trasparenti, il tutto legato ad una vegetazione fitta e compatta.

E’ una piccola terra abitata da asinelli, allo stato brado, dai panorami incantevoli e incontaminati, un vero magico mondo da fiaba.

Circondati dal profumo del lentischio frammisto alla lavanda e al cisto spunta l’ombra di un piccolo bosco di lecci e un piccolo prato dove sarebbe bello sognare e una emozione sdraiarsi.

Con la sera rimangono nella memoria solo le immagini di un giorno che non finisce mai.

Se vogliamo sentirci più felici, e se vogliamo vivere la nostra vita con serenità e senza affanni, impariamo a soffermarci ad ammirare la natura, i suoi colori, i suoi suoni, i suoi tempi, conserviamo queste bellezze per le generazioni future.

Cena in albergo: niente male.

Il 27, la truppa presente è andata a fare acquisti al mercato di Porto Torres, notevoli gli acquisti di derrate alimentari quali formaggi, salumi e diversi tipi di pane. Arrivo della maggioranza dei partecipanti al raduno.

Nel pomeriggio visite guidate all’interessantissimo Antiquarium, poi alla Basilica di San Gavino con annessa Cripta, con a disposizione valide guide che hanno spiegato i vari siti.

Cena con stupenda tavolata al ristorante “San Gavino”, con i prodotti forniti dal buon Umberto. Gli antipasti a base di gattuccio, polipetti, seppie, cozze e sardine marinate, grandiosi primi con risotto alla pescatora e gnocchetti sardi e i secondi a base di calamari e gamberi, concludeva la volata una grigliata mista di carne con contorni di verdure e patate, il tutto innaffiato da ottimo vino, frutta e caffè, ogni ben di Dio.

Che dire: una giornata stupenda !!!

Venerdì 28, visita da Sella & Mosca, un azienda vinicola eccezionale con cantine che si perdono nei meandri del sottosuolo e con una qualità di vini altissima, qualcuno di noi ha fatto “man bassa” di quello che gli capitava sotto le sgrinfie.

Dirigiamo verso il complesso di Monte D'Accoddi, tra Sassari e Porto Torres, comprendente un altare, un villaggio e una necropoli preistorica.

Unica struttura nel suo genere in tutto il Mediterraneo occidentale, composto da una grande terrazza e da una lunga rampa d'accesso.

Chi costruì quell'altare? Quale scopo aveva? Era una destinazione religiosa?

Certamente, le capanne che circondavano l'altare starebbero a dimostrare che era un luogo di culto.

Magnifico ma misterioso. 

Visita poi alla Roccia dell’Elefante e puntatina a Castelsardo.

Cena al ristorante “Baldinu”, anche qui una cosa grandiosa una festa di sapori e di profumi che andavano dall’antipasto ai delicatissimi piedini d’agnello, ai bocconcini di coratella, ai malloreddus, ai maccheroni, ai ravioli, al porceddu: mi sono sacrificato ed ho mangiato e bevuto assaggiando tutto; eppoi ….. sorpresa!!! Siamo stati accompagnati in un locale vicino, dove si svolgeva una festa, organizzata per noi da parte degli amici di Umberto e Luisa, spero di non scordarmi nessuno ma erano tanti, grazie alla Rita, a Maria e Antonio, ad Antonio e Angela, ad Angelo e Pinuccia, a Tonino e Lucia, e poi come dimenticare i due bravissimi ragazzi, che nei bellissimi e tradizionali costumi, ballavano il folclore sardo, Marcello e Ilenia.

(Mi dispiace tantissimo per gli altri due giovanissimi ballerini ma proprio non ricordo i loro nomi, perdonatemi)

Questi gente ci ha accolto nella loro piccola comunità come se fossimo amici di vecchia data, gente con cui si beve il bicchiere della staffa, che ama le cose e le nature semplici, gli “Amici” che sono un dono prezioso e che rendono la vita degna di essere vissuta, e poi un sorriso non dura che un istante ma il suo ricordo può essere eterno.

Mi dimenticavo di dire che abbiamo anche “ballato”, tranne pochi casi sembravamo tutti dei sacchi di patate che ….. continuavano a bere e mangiare.

Morale alla fine della festa ci hanno regalato una marea di pasticcini veramente graditi. Un ringraziamento particolare vada ai nostri nuovi amici, che con il loro calore hanno reso più appassionante la nostra permanenza sull’isola evocando immagini ed emozioni diverse in ognuno di noi.

Sabato 28, visita alla bella Alghero.

Città dalla storia antica, mare cristallino, con testimonianze del passato ma anche aragoste dal dolce sapore, formaggio pecorino, dolci che più dolci non si può, olio e vini profumati, questo è quanto promette e mantiene Alghero, adagiata su un promontorio e circondata dal mare e dai suoi imponenti bastioni.

Qui molte genti passarono per questa zona, dai fenici, ai romani, agli arabi poi la famiglia genovese Doria.

Seguirono gli anni e la città passò nelle mani degli aragonesi dopo una terribile battaglia navale con la flotta genovese.

Così divenne la roccaforte preferita degli Aragonesi, fu ripopolata con catalani e aragonesi mentre furono allontani i vecchi abitanti: sardi, liguri e corsi.

Alghero divenne un pezzo di Spagna in terra sarda.

Tutt’oggi conserva tantissimi connotati tipici catalani che si manifestano soprattutto nell'architettura delle chiese, nelle vie strette, nei suoi palazzi e nel suo sistema di fortificazioni.

Pranzo libero

Pomeriggio a disposizione, sera Santa Messa nella Basilica di San Gavino, Giovanni ricorda i nostri amici che hanno lasciato prematuramente i ranghi e Rita lo accompagna all’organo suonando il “Silenzio” fuori ordinanza.

A sera, cena di gala informale, al ristorante “Li Lioni”, con antipasti vari a base di prosciutto, pancetta, cipolle,pecorino, seguivano a breve distanza ravioli, gnocchetti, porceddu, salsiccia fresca, vino in quantità industriali e poi il pesce offerto da Umberto e Luisa, giuro: non ho trascurato niente.

Nella mattinata di domenica 30 visita a Santu Antine, tutti in pullman, per motivi personali, il grande Beppe, lasciava il raduno anticipatamente, venendo così a mancare una gran parte di simpatia, di allegria e di giovialità, una colonna per il gruppo.

Chi avesse avuto la possibilità di sorvolare il Mediterraneo, anticamente, avrebbe visto il suo azzurro e tranquillo specchio punteggiato di minuscole imbarcazioni che con le loro bianche vele spiegate si dirigevano in tutte le direzioni per soddisfare le necessità del lucroso commercio.

Così affidandosi al vento o facendo forza sui remi si raggiungevano le terre più lontane e sconosciute.

La scabrosità del territorio, interrotto da tratti montagnosi con aspre e riarse pianure, favorivano il nascere di piccole comunità che vivevano senza fondersi tra di loro ed è qui che nacquero i nuraghi, come forma di potere locale.

Ed ecco che si presentavano agli occhi degli stanchi naviganti queste immortali cattedrali di pietra.

Quale difficoltà descrivere questa originalissima costruzione con i suoi cortili, le sue torri, le sue scale, eppure la vita ferveva al suo interno tanto da suscitare da sempre un enorme interesse.

Il nuraghe visitato è quello di Santu Antine, uno dei gioielli dell'architettura preistorica sarda, costituito da una serie di torri di cui una centrale, costruito in pietra basaltica, con tutte le murature interamente a secco, ovvero senza l’utilizzo di malta o di altri leganti, costituito da pietre colossali appena sbozzate, il tutto immerso in un buio profondo.

La cultura delle genti nuragiche era primitiva e semplice, la scrittura ignota. 
Per secoli nessuno venne a turbare i sopravvissuti della civiltà nuragica, i popoli si fecero pastori con scarse mandrie che accentuarono ancora di più il loro carattere schivo e altero.

Eppure ancora oggi, che i nuraghi sono un ammasso di macerie, i Sardi continuano la perseveranza dei loro costumi, mantenendo quei caratteri fisici particolari, ovvero parlando una lingua originale e impenetrabile e con i tratti del viso rotondeggianti su cui passa fulmineo un lampo di geloso orgoglio per la passata civiltà.

Dopo la visita, affamati, non potevamo non andare ad un ristorante veramente caratteristico e tipico, “Sa Mandra”, con un bellissimo museo all’aperto dei mestieri.

Abbiamo iniziato con un aperitivo proseguendo con gli antipasti a base di formaggi, ricotta e miele, coppa, guanciale, pancetta e prosciutto, funghi; sono seguiti nell’ordine Fregola alla nuorese e a breve distanza ravioli alle erbe, porceddu allo spiedo e cinghiale al mirto leggermente staccate le verdure fresche a cui seguivano frutta e dolci. Il vino da intenditore.

Un pranzo indimenticabile.

Poi, prima di tornare all’albergo, una puntatine alla miniera argentifera incastonata fra rocce scoscese e dal mare di una bellezza irruente.

Lunedì 1 ottobre, escursione nella selvaggia Barbagia:

durante il viaggio di andata sono accadute cose veramente incresciose e spiacevoli, un povero radunista colpevole di essere stato colto da violenti stimoli urinari, veniva prima insultato, sbeffeggiato, fotografato, picchiato e ricattato il tutto per ricordare, al gruppo, il fattaccio a futura memoria.

In questa regione ci siamo immersi in un percorso autentico, fatto di tradizioni millenarie, di arti e di mestieri che, con grande orgoglio, le comunità interne custodiscono gelosamente, unitamente alla ricchezza per l’appartenenza ad un gruppo etnico marcatamente legato al proprio territorio, all’amore di indossare il proprio costume tipico, alla forma dei dolci, al lavoro di intaglio del legno, al modo di preparare il formaggio; insomma un laboratorio di originalità che oggi è la loro vera ricchezza.

Percorrendo il suo territorio si capisce la sua natura selvatica e incontaminata, incontrando gole profonde, grotte e montagne su cui risaltano alberi ed arbusti, contorti dal vento, di lecci e ginepri.

Poi appare Orgosolo, caratterizzato da uno straordinario paesaggio naturale, da costumi di gran fascino e dalle tipiche pitture murali che abbelliscono e arricchiscono i muri di molte case illustrando le problematiche, vecchie e nuove, di un popolo legato alla pastorizia e all'agricoltura.

Pranzo dai pastori, l’uso delle mani è d’obbligo, un ritorno agli albori dell’uomo, ottima la pecora in cappotto, il formaggio ed il porceddu cotto alla brace, buono anche il vino.

Ritorno a Porto Torres e il giorno seguente partenza per le destinazioni di appartenenza.

Alla fine di questa complicata e stancante storia i coniugi Rum, a cui avevamo chiesto un rinnovo del nostro soggiorno in terra sarda ci hanno risposto “o ve ne andate voi o ce ne andiamo noi !”.

Capite !!!! Sono riusciti a far calare il silenzio fra tutti i partecipanti.

Però osservati di nascosto, ormai credendo di essere liberi da tutti gli impegni del raduno, sono tornati alle loro attività più congeniali: Umberto a grattarsi la pancia, Luisa a fare il bagno al mare.

Pensandoci bene, per il lavoro certosino, per l’organizzazione complessiva, per il tempo impegnato e per i costi sostenuti, da Umberto e Luisa, trovo che sia veramente riduttivo dire solo “Grazie”.

Eternamente grati e sbalorditi per l’accoglienza e il calore, indirizziamo un bacio a tutti gli amici, vecchi e nuovi, della Sardegna.

Un particolare riconoscimento al grande Gaudenzio, che nonostante i suoi problemi ha dato prova di un coraggio ed un audacia unici.

Mi affanno per una parola di speranza affinché si superino le attuali divergenze e si ricrei la grande famiglia che eravamo qualche anno fa.

Fabrizio e Simonetta

 

          

          

LA SARDEGNA

 

Tortuosa impervia terra, incantevole isola,

che la gente colà non sfama

e fa imperlar di tanto sudore la fronte.

Il sole e la fatica

scolpisce una maschera nella faccia

che il Sardo porta con se ovunque vada.

Gli alberi urtati dal vento,

frustati dall’urlo del mare s’inchinano riverenti

alla brulla e arida terra.

Nei declivi, massi rocciosi formano

fantasiose monumentali sculture

e la gente l’interpreta a piacer come le vede.

Nei millenni le montagne si sono frastagliate,

srotolate come consunte pergamene,

spargendo pietre e sassi in ogni parte.

Ad ogni dove appaiono

insenature di acque adamantine

che alternano miriadi colori

al variar dell’ora.

Nell’austero paesaggio cammina la femmina

con il corpetto stretto ricamato;

il vento muove la larga sottana.

Chiusa in viso, l’aspetto fiero

nasconde dentro di se gli amori e i violenti drammi.

(che Grazia Deledda narra nei suoi romanzi.)

Nei meandri storici e leggendari,

il variar degli antichi resti

induce la gente a crear fantasiose leggende in scenari

di cruda reale poesia.

Silenzioso paradisiaco suolo,

fiore acquatico selvatico,

le tue radici approfondisci negli abissi marini;

hai un profumo garbato, gradevole ad ogni essere umano.

Oh! Sardegna incantevole amena terra! 

 

                                                                                                                Augusta Censi Caprai

 

 

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